di Sergio Mauri
Sul numero 9 di “Internazionale”del 10 marzo 1995, compariva questo articolo, ripreso dalla stampa egiziana e, in particolare, dal settimanale “Al Watan al Arabi”. L’inchiesta del settimanale suggeriva l’esistenza di una “Internazionale islamica”. Una conclusione da prendere, comunque, con cautela. Il settimanale, infatti è sempre stato pronto a denunciare complotti di matrice islamica mentre si guarda bene dal citare il ruolo svolto dall’Arabia Saudita nell’aiutare i movimenti integralisti essendo finanziato, appunto, da capitali sauditi.
L’articolo in questione che la dice lunga sull’impreparazione (?) degli occidentali di fronte agli accadimenti degli ultimi anni, apparve sul settimanale egiziano il 10 febbraio 1995.
“Nell’agosto del 2004 la Gran Bretagna è stata al centro di due importanti avvenimenti che hanno visto arrivare da tutto il mondo migliaia di islamisti radicali, di decine di servizi di informazione occidentali e arabi , senza contare le centinaia di poliziotti di Scotland Yard. Precisamente l’8 agosto si è tenuta una riunione di 8000 fondamentalisti islamici a Wembley, organizzata dal Partito per la liberazione islamica filo-iraniano. Se ne sono venuti in Gran Bretagna per proclamare la jihad e coordinare i loro sforzi in vista dell’instaurazione del “governo del califfato”. Alla fine della conferenza i signori si sono tranquillamente riversati per le strade di Londra benché la maggior parte di loro sia ricercato dalla giustizia del paese d’origine per l’organizzazione di atti terroristici, attentati e assassinii.”[…]
“Il 28 dello stesso mese la Gran Bretagna ha accolto i leader dei differenti gruppi islamici estremisti: questa volta l’invito era partito dalla Missione Islamica del Regno Unito. Il luogo di riunione era a Sheffield e la partecipazione, nutrita: più di 200 persone. Di nuovo i congressisti hanno fatto appello alla Jihad e hanno concentrato i loro attacchi contro l’imperialismo e contro il governo francese e la sua politica algerina evitando, però, di criticare la Gran Bretagna. I fondamentalisti islamici, quindi hanno interesse a mantenere buoni rapporti con il Regno Unito vista la compiacenza manifestata dal governo britannico verso i dirigenti estremisti. Londra ha aperto le porte ai leader islamici, ai loro partiti e alle correnti di tutte le nazionalità. La Francia ha apertamente criticato il ruolo inglese, invitandone il governo a limitare l’attività dei gruppi fondamentalisti. Tali critiche non vengono solo dalla Francia ma anche da altri governi occidentali e arabi che hanno condannato la disponibilità degli inglesi ad accogliere un numero straordinario di associazioni e di figure di primo piano dell’islamismo. Oltre all’esplicito appello alla Jihad lanciato nelle 2 conferenze, alcuni quartieri della capitale britannica sono stati inondati da diverse pubblicazioni, tra le quali una, distribuita anche all’entrata della moschea di Regent’s Park nel cuore di Londra, proclamava: “Dovete fargli capire che non avete della segatura al posto del cervello: lanciate pietre e bombe, minate le strade, dirottate gli aerei!”.Il responsabile di questa pubblicazione è un dirigente estremista che utilizza la gran bretagna per lanciare appelli per la Jihad e contro l’Occidente.”[…] […] La maggior parte delle associazioni islamiche si occupano di attività caritatevoli e degli affari della loro comunità, conformemente alla legge britannica (simile a quella americana) che permette di creare aree all’interno delle quali le minoranze straniere gestiscono i propri beni e si organizzano socialmente.[…] […] A poco a poco le figure simboliche dell’Internazionale islamica si sono infiltrate in queste correnti estremiste. Questo è stato possibile grazie all’alleanza dello sceicco sudanese al Turabi e del leader afgano Hekmatyar, ai quali si sono aggiunti Qazi Hussein Ahmad , capo della Jamaat pachistana e Asrar Ahmed, capo del Movimento islamico pachistano chiamato Al Haraka al Islamiyya.[…]
[…] L’Internazionale ha intrapreso da Londra importanti operazioni di coordinamento tra le organizzazioni estremiste, stringendo relazioni con il tunisino Rachid Gannouchi e con gli estremisti algerini accolti in Gran Bretagna. Così Anouar Haddam, capo della delegazione parlamentare del Fronte Islamico di Salvezza a Washington, ha ottenuto diritto d’asilo anche nel Regno Unito. Questo doppio diritto d’asilo gli ha permesso di effettuare frequenti spostamenti tra Londra e Washington. I francesi affermano che il governo britannico ha accordato grandi agevolazioni ai fondamentalisti algerini come, ad esempio il diritto d’asilo a un altro responsabile del FIS , Mohammed Danidi, ex direttore della rivista Al Balagh, portavoce degli islamisti radicali algerini. I francesi non hanno dimenticato che il primo fax inviato 2 anni fa dal Gruppo Islamico Armato era partito da Londra, così come il comunicato che minacciava la Francia di operazioni all’interno del suo territorio dopo il ritiro dei diplomatici francesi dall’Algeria nel 1993.
[…]Oggi appare chiaro che la maggior parte delle pubblicazioni e delle videocassette diffuse in Francia dai fondamentalisti algerini provengono dalla Gran Bretagna, e tra queste vi appare l’opuscolo la Cause pubblicato in francese a Londra, dopo che la Francia ha interdetto ogni pubblicazione islamica. Alcuni responsabili francesi hanno anche fatto notare che la Gran Bretagna aveva dato il suo appoggio al FLN durante la guerra d’Algeria. In quello stesso periodo il leader del FIS, Abassi Madani, aveva trovato rifugio a Londra dove aveva sposato una cittadina inglese dalla quale aveva avuto quattro figli, Salim, Soliman, Okba e Fayza. Analizzando l’ospitalità che la Gran Bretagna dà agli islamisti radicali, alcuni osservatori ricordano la storia del Partito per la Liberazione Islamica e rammentano le relazioni privilegiate che esistevano tre anni fa […] tra questo partito e i servizi d’informazione inglese e americano.
[…] Perché questo atteggiamento compiacente di Londra nei confronti dei fondamentalisti? Non è certo per la libertà d’espressione e dei diritti dell’uomo: le esperienze passate hanno mostrato che la libertà e la democrazia delle più antiche e celebrate nazioni occidentali venivano meno quando erano gioco gli interessi fondamentali, economici e politici, del paese.[…] Come ha potuto la Gran Bretagna minacciare di rompere le sue relazioni con l’Iran per i finanziamenti all’IRA e perché continua ad esercitare pressioni sulla Libia per ottenere informazioni sull’attività dei repubblicani irlandesi, mentre invece si rifiuta di dare seguito alle richieste dei paesi arabi e occidentali che le domandano di chiudere le porte a organizzazioni che si richiamano esplicitamente alla lotta armata? In privato i responsabili britannici adducono altre giustificazioni. Dando alle correnti estremiste la possibilità di agire pubblicamente e alla luce del sole, si permette ai servizi di sicurezza di conoscere tutti gli ingranaggi di queste organizzazioni e di seguire i movimenti dei loro membri. Vietare queste organizzazioni non porterebbe necessariamente alla scomparsa delle attività terroristiche; la tolleranza dimostrata nei loro confronti costituisce una sorta di polizza di assicurazione contro gli attentati. Tuttavia questa teoria ha mostrato i suoi limiti nel luglio scorso, quando due auto-bomba sono esplose davanti all’ambasciata israeliana e davanti a un centro ebraico a Londra. A questo punto anche Israele si è schierata a fianco di quei paesi che chiedono alla Gran Bretagna di mettere fine alla sua politica liberale nei confronti dei fondamentalisti.[…] Questi paesi, non volendo criticare le storiche relazioni privilegiate che esistono tra alcune correnti islamiche e l’Intelligence Service, preferiscono parlare dell’esistenza al ministero degli Interni di una potente “lobby islamica”. Per quanto riguarda l’Algeria, i francesi accusano Londra e Washington di puntare apertamente sull’arrivo al potere degli integralisti islamici e di comportarsi di conseguenza. Infatti questi 2 paesi sembrano ignorare tutti gli avvertimenti ricevuti sul pericolo islamico e non considerano l’arrivo al potere di un governo islamico un rischio per la democrazia e la libertà. A loro interessa soprattutto la libertà degli scambi commerciali e l’apertura dei mercati verso le loro economie. Per Stati Uniti e Gran Bretagna la differenza che esiste tra un fondamentalista e un musulmano acquista valore solo da un punto di vista commerciale o economico. Sulla base di questi presupposti Londra e Oxford sono state le sedi di 3 conferenze strategiche dove si sono trovati i rappresentanti del governo britannico e dei movimenti islamici. Si è discusso dell’avvenire del Magreb, al quale il Foreign Office dà particolare importanza. Londra cerca di acquisire in questa regione una forte posizione economica, contando sulla “riconoscenza” per i servizi resi alle correnti fondamentaliste.
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