La pellicola è tratta dal romanzo omonimo di Margaret Mazzantini, moglie di Castellitto, ed è interpretata dallo stesso Castellitto, Penélope Cruz e Claudia Gerini. (da Wikipedia)
Si tratta di un film, uscito nel 2004, ben fatto, il cui messaggio, dall’angolazione dell’autore, potrebbe essere quello del senso ultimo dell’amore: dare senza nulla pretendere in cambio. Il film è crudele, in parte cinico, straziante. Guardandolo con un occhio per nulla conformista è un film che parla con chiarezza di rapporti sociali e delle contraddizioni che l’amore deve superare per potersi affermare, fino all’estremo sacrificio della vita. C’è, da una parte, il mondo borghese, quello delle convenzioni, dei privilegi, della tranquillità su cui costruire l’esistenza, più raramente la vita; dall’altra il mondo dei “senza potere”, di quelli che possono coltivare solo speranze, sentimenti e dare amore senza nulla volere in cambio. Da una parte un mondo freddo, dedito al possesso e all’autoconservazione; dall’altra un mondo che viene spossessato, usato, violentato, ma mai sufficientemente risarcito o rispettato dalla e nella propria dignità.
Chi perde in fondo è Italia che paga il massimo prezzo per aver avuto una relazione con il dottore che la lascerà incinta. Chi perde è il povero, l’ultimo, quello che non può coltivare altro che sentimenti e fede in Dio, mentre gli altri costruiscono e mantengono la propria vita di benessere, privilegi, piccoli e grandi interessi. In fondo è il figlio che Italia porta in grembo a perdere, perché viene abortito e tutto per privilegiare il/la figlia concepita nel matrimonio ufficiale, borghese. E tutto proprio perché il dottore non trova il coraggio di staccarsi da quel rapporto che si tiene in bilico forse anche cercando una reazione da parte della moglie. Provoca reazioni, invade il campo di un’altra donna anche di differente classe sociale, per vedere/provare che, in fondo, è ancora vivo.
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