Il Codice Civile italiano, nelle sue parti costituenti fondamentali è stato emanato con il Regio decreto del 16 marzo 1942, numero 262. Nel corso dei decenni successivi sono intervenuti alcuni, aggiornamenti e rimaneggiamenti che, tuttavia, hanno lasciato inalterato il corpo organico complessivo del codice stesso.
Ma veniamo al dunque. Il Codice Civile viene emanato in tempo di guerra e, soprattutto, durante l’invasione dell’URSS. Il nuovo codice serviva, in uno stato d’emergenza, a dimostrare alla popolazione italiana che, non c’era, da parte del regime, alcuna volontà di trattare i ricchi, le classi abbienti, diversamente dai poveri. Potremmo anche dire che, come nella tipica tradizione cannibalesca del fascismo, si sussumono aspetti dell’avversario politico in modo da indebolirlo e contrastarlo.
L’emanazione del codice – quindi – risponde all’esigenza di autoconservazione del regime che, con una mossa che lo ricollega virtualmente alle origini del fascismo rivoluzionario e con forti venature sociali, in questo modo vuole sostenere lo sforzo al fronte orientale nel momento in cui si invade la Patria del socialismo.
In Italia, allora, il regime dà il segnale che non ci sarebbero stati favoritismi e si era disposti a requisire proprietà, terreni e prodotti alimentari al fine di sfamare la popolazione.
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