Occupy Wall Street rivisitato. Chi sta occupando chi?

Occupy Wall Street
Occupy Wall Street è stato un movimento di protesta pacifica nato il 17 settembre 2011 a New York, con l'obiettivo di denunciare le ingiustizie del capitalismo finanziario e le disuguaglianze economiche. La manifestazione principale si è svolta a Zuccotti Park, situato nel cuore del distretto finanziario, a pochi passi dalla Borsa di New York.

[Ultimo aggiornamento 07/08/2024] [Traduco dall’inglese un articolo di Thomas H. Naylor pubblicato su Counterpunch.org il 27 Marzo ultimo scorso.]

Sin dall’inizio sono stato un sostenitore entusiasta  di Occupy Wall Street. Per me significava un risveglio della sinistra politica dopo 4 decadi di sonno ininterrotto. Forse, alla fine, la radicalizzazione dell’America era cominciata. Gli Americani avrebbero presto potuto scegliere il lavoro, l’assicurazione sanitaria, un’educazione migliore ed un’ambiente più pulito piuttosto che droni, Navy Seals e le squadre della morte della Delta Force.

Uno potrebbe non curarsi del movimento, ma venire ugualmente colpito dall’ammontare di energia che emana da Zuccotti Park, nella parte bassa di Manhattan, e da come questa energia si sia espansa a centinaia di città in dozzine di paesi del mondo, costituendo le fondamenta di una rivolta internazionale contro Wall Street, l’America delle multinazionali, e l’Impero Americano. Forse, verrebbe aperto uno spiraglio che permetterebbe di considerare un fin qui inimmaginabile paradigma politico tale da includere la de-centralizzazione radicale, la democrazia diretta, la secessione o anche la pacifica dissoluzione dell’Impero Americano. Ma ciò non doveva essere. La gran parte dei propositi per trattare con l’Impero Americano che ha il movimento non sono né radicali né sembrano prossimi a vedere la luce del giorno. La premessa fondamentale sottostante il movimento è che il governo Americano sia ancora modificabile. Ma che succede se ciò non è vero?

Qui sotto delineiamo 10 ragioni del perché il movimento Occupy Wall Street è stato così inefficace.

1. La leadership. Occupy Wall Street si auto-incensa del fatto che, come per Internet, è un’organizzazione priva di leaders. Nessuno ne è responsabile. Tuttavia, uno si sforza a farsi venire alla mente una lista di rivoluzioni riuscite senza leaders, nella storia.

Sebbene Martin Luther King fosse l’iconico leader del Movimento per i Diritti Civili degli anni ’60, ci furono numerosi altri leaders ad alto profilo carismatico come il reverendo Ralph Abernathy, Julian Bond, Stokely Carmichael, James Farmer e Fannie Lau Hamer. Il movimento contro la guerra in Vietnam ebbe pure diversi leaders come Benjamin Spock, Abbie Hoffman, Jerry Rubin, il senatore Eugene McCarthy, Jane Fonda e il senatore William Fulbright, sebbene nessuno della statura di King. Lech Walesa e Vaclav Havel guidarono, rispettivamente, la Polonia e la Cecoslovacchia fuori dal Comunismo nel 1989. Le rivoluzioni hanno bisogno di leaders forti.

2. L’organizzazione. Una delle ragioni per cui dopo un anno la rivoluzione senza leaders di Piazza Tahrir in Egitto si è scollata nelle sue cuciture è che sul luogo non c’era  un’organizzazione politica che monitorasse il governo di transizione per vedere se avesse fatto decadere i mandati della rivoluzione stessa. Ogni movimento di Occupy Wall Street è approssimativamente organizzato attorno ad un consenso basato sull’Assemblea Generale che serve al corpo governante del movimento locale. Per esempio la comunicazione verbale in tutte le riunioni delle Assemblee Generali è supportata da un’unica forma-segno linguistica attraverso la quale un membro individuale esprime la propria apporovazione o disapprovazione o desiderio di più informazioni riguardo un particolare argomento. La richiesta del consenso e il segno linguistico tendono a prolungare all’infinito le riunioni delle Assemblee Generali.

Alcune Assemblee Generali hanno un carattere particolare in cui la procedura vince sempre sulla discussione sostanziale. Nessuno ne è responsabile. L’incontro che l’Assemblea facilita è una responsabilità condivisa. La mutualità, l’inclusività e la correttezza politica sono di gran lunga più importanti della strategia politica. I sentimenti di dolore devono essere a tutti i costi evitati. Viene speso più tempo per decidere come procedere su particolari argomenti piuttosto che sugli argomenti medesimi.

3. La procedura politica. L’idea di un movimento politico di massa che operi indipendentemente rispetto alla politica elettorale tradizionale ha un fascino considerevole. Ma per realizzare il cambiamento un movimento deve avere alcune forme di procedura politica, e non mancarne del tutto. Sebbene lo stare seduti o dormire in un parco o in qualche altro spazio pubblico possa far stare bene qualcuno, non è chiaro come questo possa aiutare ad ammansire la forza di un Impero feroce. Un’assemblea Generale Nazionale è stata fissata per il 4 Luglio 2012 a Philadelfia per prendere in considerazione una lista di lamentele e soluzioni da presentare al governo Americano. Due delegati, un uomo e una donna, rappresenteranno ognuno dei 435 distretti congressuali degli Stati Uniti. Ciò che non è chiaro è perché Occupy Wall Street crede che il governo degli Stati Uniti sarebbe motivato a rispondere ad una tale lista? Il governo Americano marcia al tempo di Wall Street, delle multinazionali, e della lobby Israeliana che hanno tutti le loro proprie agende.

4. Internet. I sostenitori di Occupy Wall Street si sbellicano nelle lodi ad Internet e ai social networks come Facebook. Sostengono che senza Internet Occupy Wall Street non sarebbe possibile. Questo è come se lo cyberspazio fosse il loro dio.

Quando Lech Walesa e Vaclav Havel guidarono i loro rispettivi paesi alla libertà dal Comunismo nel 1989, lo fecero alla vecchia maniera. Internet non c’era. Essi dovevano basarsi su una combinazione di duro lavoro, di contatti da persona a persona, organizzando la gente comune con la persuasione morale e, certo, con la disciplina politica. Bill Gates di Microsoft ci avrebbe fatto credere che Internet ci guidava ad un rafforzamento ed accrescimento della democrazia. Ma chi viene rafforzato da chi? Quelli inchiodati sugli iPads o sugli iPhones hanno poco tempo per partecipare alle questioni civili e non sono una minaccia per nessuno. Soprattutto, ciò che Internet fa molto bene è tenerci tutti occupati – distratti dal prendere nota di che cosa i predicatori dei codici cifrati ci stanno facendo in nome della libertà e della democrazia.

I proponenti del cosiddetto movimento della Primavera Araba rivendicano come la chiave del suo successo sia stata quella di un uso estensivo di Internet da parte di chi partecipava alle proteste. Sfortunatamente, i risultati della Primavera Araba hanno dimostrato di essere un gran miscuglio di cose. Internet non è stato in grado di combinare qualcosa per una mancanza di leadership ed esperienze organizzative.

5. Obiettivi. Sin dall’inizio Occupy Wall Street ha attratto una gamma molto variegata di dimostranti con un ugualmente differenziato portafoglio di questioni che includono l’ineguaglianza del reddito, la povertà, la cupidigia, la disoccupazione, i pignoramenti da mutui inevasi, debiti degli studenti, il sistema sanitario, la degradazione ambientale, il razzismo, il sessismo, la corruzione, la violenza e l’imperialismo solo per menzionarne alcune.

In netto contrasto con Occupy Wall Street il movimento per i Diritti Civili, il movimento contro la guerra in Vietnam, il movimento polacco Solidarnosc, e il movimento Sudafricano anti-apartheid avevano tutti obiettivi chiaramente definiti e molto specifici. Non c’era dubbio alcuno di che cosa si interessassero.

6. L’interesse personale. Alcuni accampamenti di Occupy Wall Street hanno focalizzato la loro attenzione su argomenti relativamente egoistici quali la riduzione degli obblighi derivanti dal pagamento di mutui ipotecari e dei prestiti agli studenti. Mentre questi possono rappresentare dei problemi seri per alcuni, non è così facile costruire un movimento nazionale intorno argomenti percepiti per essere fondati principalmente sull’interesse personale.

7. L’Iran. Sotto l’enorme pressione di Israele, la Casa Bianca appare essere sul punto di bombardare l’Iran per eliminare il suo presunto programma di armamento nucleare. Le conseguenze militari, geopolitiche ed economiche di una tale mossa potrebbero essere grandiose. Gli Occupanti di Wall Street hanno dimostrato, tuttora, poco o nullo interesse in questo tema.

8. Visione. Grandemente assente da Occupy Wall Street é ogni ben definita visione del futuro degli Stati Uniti. Che cosa avrebbero piacere di vedere diventare gli Stati Uniti da grandi?

Nondimeno, a travolgente riprova del contrario, la ampia maggioranza dei sostenitori di Occupy Wall Street si comportano come se credessero che il governo degli Stati Uniti fosse rettificabile. Molti di loro si aggrappano alla fantasia che alcune combinazioni di campagne per la riforma del sistema finanziario o delle leggi che bandiscono le personalità delle grandi compagnie risolveranno tutti i nostri problemi. Niente potrebbe essere più lontano dalla realtà.

Questi aderenti all’Occupy Wall Street sbagliano nel pensare che a coloro che posseggono, operano e controllano il nostro governo piacciano le cose proprio come sono. Non c’è, semplicemente, intenzione di restringere e limitare sul piano costituzionale o legale i diritti delle grandi compagnie. E non c’è nemmeno alcuna intenzione di fare una campagna per delle leggi di riforma del sistema finanziario. Non accadrà.

Due libri recenti, Why America Failed di Morris Berman e Deep Green Resistance di Aric McBay, Lierre Keith e Derrick Jensen, suggeriscono che come minimo una manciata di scrittori a sinistra hanno cominciato a chiedersi se l’Impero sia veramente emendabile o meno. Stanno cominciando a dubitare se il Presidente Barack Obama o i suoi oppositori Repubblicani abbiano qualche idea per risolvere i molti nostri problemi. Ma se l’Impero si sta sfasciando, come certamente è, ed è di sicuro non correggibile, allora qual è lo scopo di Occupy Wall Street? Quello di inabissarsi con la nave che affonda.

Quando tutto è stato detto e fatto, non c’è che una alternativa moralmente difendibile al fallimento di un Impero del male, quella della dissoluzione pacifica, proprio come nell’ex-Unione Sovietica.

9. Immagine. Sebbene il meschino ritratto fatto da Bill O’Reilly sull’Occupy Wall Street sia fortemente sleale, alcune delle immagini TV dei manifestanti non possono instillarci fiducia nella loro capacità di cambiare il mondo. Molti di loro danno l’impressione di essere dei radicali stereotipati, scontenti, degli hippies insoddisfatti. Il problema sorge quando essi diventano l’immagine per definizione di un giovane movimento politico.

10. Occupazione. E’ possibile che il vero proposito di Occupy Wall Street  abbia poco o nulla a che fare col 99% o con l’1%, ma piuttosto con il tenere la sinistra politica, in America, de-centralizzata, ampiamente dispersa, molto impegnata e completamente impotente a trattare il collasso dell’Impero Americano. La domanda fondamentale è: “Chi è occupato da chi?”. Un buon occupante è colui che è completamente occupato a manifestare, elaborare, comunicare attraverso segni linguistici, i social-networks su Internet, e promuovendo false soluzioni ai problemi di un incorreggibile Impero in fallimento. Gli occupanti sono tutti impegnati a fare esattamente ciò che i loro consiglieri gli farebbero fare, cioè, essere pienamente occupati.

Riassumendo, Occupy Wall Street rappresenta una grande distrazione. Distrae con molto successo dal fatto che gli Stati Uniti sono il più grande, il più ricco, il più potente, il più materialistico e più violento Impero della storia che fa troppo poco per sostenere la vasta maggioranza dei suoi cittadini oltre ai super-ricchi.

Quello che Occupy Wall Street fa al meglio è tenere migliaia di persone impegnate, persone che potrebbero altrimenti essere una minaccia per l’Impero. Le mie rimostranze nei confronti del movimento Occupy Wall Street possono essere riassunte al meglio da ciò che Albert Camus disse una volta sulla relazione tra conformismo e ribellione. Il conformismo è una delle tentazioni nichilistiche della ribellione. Quella dimostra come il ribelle che agisce è tentato ad arrendersi al più assoluto conformismo se egli dimentica le proprie origini.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.

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