La questione è la seguente. Siamo, per la prima volta nella storia dell’umanità, in una situazione in cui tutti vogliono le stesse cose: il benessere materiale. E, non c’è mai stata un’epoca così affollata di nostri simili e tecnologie. Non che prima si aborrisse il benessere materiale, comunque, ma anche quando lo si cercava veniva fatto in molteplici modalità, in molteplici articolazioni.
Oggi non c’è altro nell’orizzonte della nostra specie che quell’unica dimensione, inoltre la modalità di raggiungimento è uguale per tutti, il consumo. C’è stato un processo di convergenza delle forme di vita materiale, dal lavoro al tempo libero, a scala mondiale, che ci ha portati ad acquisire, tutti, non solo oggetti, ma soprattutto comportamenti e atteggiamenti dello stesso tipo.
Fino a qualche decennio fa, l’umanità si divideva tra coloro che vivevano il socialismo o il capitalismo, le religioni avevano ancora un senso, e il permanere, ancor oggi, di una certa alterità islamica, ci fa capire l’ostinazione che noi abbiamo a dipingere quei fedeli come pericolosi, diversi, arretrati. Dietro quelle forme di umanità vi erano dei soggetti che le rendevano possibili, che in esse si manifestavano, manifestando al tempo stesso la loro volontà.
Erano le differenze a contare. L’essere umano poteva articolarsi in molti modi, storicamente determinati. Oggi non è più così: intanto la dimensione socio-economica è unica e in quella bisogna competere, guadagnare, sgomitando, una posizione al suo interno, le ideologie non contano, sono un fatto privato come le religioni, il cui impatto è sempre più scarso. Anche l’Islam non è più così altro da noi, dopotutto il processo di omologazione, portato avanti dal capitalismo attraverso la tecnica, il suo più importante strumento, ha percorso enormi distanze. Chi vuole oggi essere veramente altro è non uguale? Chi vuole essere individualista piuttosto che gregario? Uguale in quanto individuo in grado di consumare, dotato di mezzi economici atti a procurarsi ciò di cui necessita, sia esso indotto piuttosto che naturale. Individuo in mezzo ad altri individui.
Fino più o meno alla caduta del Muro, un cittadino jugoslavo piuttosto che sovietico o rumeno era immerso nella costruzione del socialismo nel suo paese, parte di una comunità di paesi che “ambivano” a quello. Certo, fatte le debite differenze. Non erano tutti d’accordo con ciò che vivevano, ma intanto, magari per costrizione, lo vivevano. Dopo non più, in tutto il pianeta si è affermato un solo modo di fare economia, un solo modo di essere società, certo con delle articolazioni del rapporto tra Stato e mercato, ma anche nella Cina a “Socialismo di mercato” non possiamo più parlare di corrispondenza con quello che c’era prima, l’esperimento maoista, per quanto imposto, ma sicuramente marciante la propria differenza.
La questione dunque è: quale tipo di futuro ci riserva un mondo a una sola dimensione?