[6 febbraio 2007] [Ultimo aggiornamento 07/08/2024]
Riporto alcune prese di posizione dal “Corriere della sera” alcune settimane prima dell’esecuzione di Saddam, del giornalista Christopher Hitchens che espone chiaramente le opzioni in favore alla pena di morte a Saddam. Domani pubblicherò un profilo del giornalista. S.M.
[…] “Ma l’argomento a favore della pena capitale, o a favore del silenzio se questa verrà comminata, è il seguente: Saddam Hussein è stato processato sotto la legge irakena, la medesima in vigore anche sotto la sua dittatura, ed è stato condannato secondo quella legge. Anzi, Saddam Hussein ha avuto quel processo spesso negato alle sue vittime, ed è giusto che la sentenza venga rispettata” […]
[…] “Vi è però un altro argomento, che non ha nulla a che vedere con la legislazione e riguarda lo strano concetto di “chiusura” del caso. Un termine più indicato sarebbe “catarsi”. Ad esempio, dopo il 1945, sarebbe stato grottesco pensare allo sterminio di milioni di ebrei, polacchi, russi e zingari, mentre i loro assassini erano ancora in vita, a rilasciare interviste e a scrivere le loro memorie. L’impiccagione dei principali criminali nazisti è stata un’operazione più igienica che legale, l’unica che abbia dato la certezza assoluta alle vittime superstiti (come pure ai simpatizzanti rimanenti) che non ci sarebbe stato un ripetersi dell’orrore. La nostra umanità, in questo caso, sta dalla parte della pena capitale. Norimberga ha dato il colpo di grazie al corpo in decomposizione del fascismo…”[…]
[…] “Una forte obiezione a tutte le esecuzioni è che comportano la distruzione dell’evidenza. Una volta rimosso dalla scena, l’imputato non è più in grado di far luce sul crimine, mentre le indagini spesso devono essere riaperte. Il processo a Saddam Hussein, come quello di Pinochet e di Milosevic, avrebbe dovuto essere l’occasione per raccogliere un immenso archivio di prove conclusive, da preservare per tutti i tempi come monumento alla giustizia e garanzia contro un possibile, successivo revisionismo. Se Saddam cadrà giù nella botola, non avremo più modo di ascoltare le sue spiegazioni di due avvenimenti storici importantissimi: la campagna “Anfal” per lo sterminio dei curdi negli anni Ottanta, e il modo sanguinario in cui si ristabilì al potere dopo la guerra al Kuwait. E resterà sempre il sospetto che avrebbe potuto puntare il dito contro la complicità dell’Occidente in entrambi questi tremendi episodi. Saddam avrebbe dovuto essere processato molto prima del 2003 da un tribunale internazionale e il rifiuto dei governi britannico e americano di accogliere questa proposta resterà una macchia nel nostro sistema di governo. […]
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