Produzione e redistribuzione di ricchezza.

Produzione e redistribuzione di ricchezza.
Un'analisi di che cosa si intende per produzione e redistribuzione della ricchezza.

La produzione di ricchezza si riferisce al processo attraverso il quale beni e servizi vengono creati e generati all’interno di un’economia. Questo concetto è spesso associato alla capacità produttiva di un paese, che include fattori come il lavoro, il capitale e le risorse naturali. La produzione di ricchezza è misurata attraverso indicatori economici come il Prodotto Interno Lordo (PIL), che riflette il valore totale dei beni e servizi prodotti in un dato periodo. Nel contesto storico, la produzione di ricchezza è stata vista come un flusso, piuttosto che come uno stock di beni materiali. Adam Smith, per esempio, considerava la ricchezza non solo come accumulo di beni, ma come la capacità di generare reddito nel tempo.

La redistribuzione di ricchezza, d’altra parte, riguarda il modo in cui la ricchezza prodotta viene distribuita tra i membri di una società. Questo processo può avvenire attraverso politiche fiscali, come la tassazione e i trasferimenti sociali, che mirano a ridurre le disuguaglianze economiche. La redistribuzione è spesso giustificata da considerazioni di equità e giustizia sociale, cercando di garantire che anche le fasce più svantaggiate della popolazione possano beneficiare della ricchezza complessiva. La redistribuzione può essere misurata attraverso vari indicatori, come il coefficiente di Gini, che quantifica la disuguaglianza nella distribuzione del reddito o della ricchezza. Una distribuzione equa della ricchezza è vista come essenziale per la stabilità sociale e la coesione.

In sintesi, mentre la produzione di ricchezza si concentra sulla creazione di valore economico, la redistribuzione di ricchezza si occupa di come quel valore venga distribuito tra la popolazione. Entrambi i concetti sono interconnessi: una maggiore produzione di ricchezza non garantisce automaticamente una distribuzione equa, e le politiche di redistribuzione possono influenzare la motivazione e la capacità di produrre ricchezza in un’economia.

Redistribuire la ricchezza o ridiscutere il modo di produrre?

Si parla di redistribuire la ricchezza, cavallo di battaglia di una certa parte politica, ma utilizzata in realtà da tutte le parti politiche sia a scopo di welfare che di clientelismo. Per redistribuire la ricchezza, che significa eminentemente redistribuzione della capacità di consumo, bisogna che prima si sia prodotta tale ricchezza. Quindi, per inquadrare la questione, bisogna andare a monte, come “una certa parte politica” insieme alle “altre parti politiche” si astiene dal fare.

Due cose: 1) la struttura industriale di un paese è quella che permette la creazione di ricchezza; 2) la struttura sociale di produzione : imprenditore/investitore, operaio, impiegato, figure intermedie[1].

Punto 1: se la struttura industriale di un paese è povera, tale sarà la sua produzione di ricchezza e la conseguente sua redistribuzione. È il problema tipico dell’Italia che ha subito un indebolimento in tal senso negli ultimi trent’anni circa, anche se una certa ricchezza, sempre più polarizzata, sussiste certamente ancora. Discorsi elementari (quasi) del tutto assenti dal dibattito pubblico.

Punto 2: si produce per il profitto; la produzione soddisfa domande e non bisogni. Il lato del consumo è quello finale, certo fondamentale, ma dipendente, in ultima analisi, dalla produzione.

Prima obiezione: si produce per il consumo e allora è quest’ultimo a essere determinante. Risposta: certo ha il suo peso; ma ciò non ha nulla a che vedere con la redistribuzione della ricchezza, cioè con la capacità di consumo che, tornando all’asserzione del capoverso iniziale aiuterebbe il sistema produttivo, lo scheletro portante del nostro attuale modo di produrre, a sopravvivere. È per questo che le politiche redistributive sono parte integrante di qualsiasi strategia statuale attuale, a livello mondiale: infatti, il tipo di economia egemonica dappertutto oggi è quella mista, stato-mercato. Ma le stesse politiche egemoniche sono dipendenti direttamente dalla produzione, cioè dalla capacità e possibilità di generare profitti ed è per questo che, per sostenere questi ultimi, in Europa si è deciso per il contenimento della capacità di spesa dei lavoratori (in barba a qualsiasi redistribuzione) attraverso l’aumento dei prezzi, per restringere il paniere di beni necessari alla riproduzione della classe lavoratrice e dare impulso ai profitti. In ultima istanza è la produzione a essersi dimostrata essenziale, non il consumo.

Quindi: la redistribuzione della ricchezza, qualora avvenisse, ma non siamo in una fase di questo tipo, tiene in piedi il sistema e aumenta la dipendenza dei lavoratori, dei disoccupati, dei non possessori dei mezzi di produzione. Ridiscutere, rivedere, la distribuzione della ricchezza è un modo per non uscire da questo modo di produrla che quelle disuguaglianze, scusate il gioco di parole, produce.


[1] Tutte queste figure di lavoratori e, in parte anche gli imprenditori, sono destinate al ridimensionamento e alla perdita di importanza con l’introduzione massiccia dell’AI che aiuta la concentrazione del capitale attraverso la competizione.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.