Sul Corriere della Sera di ieri, 4 maggio, in un articolo titolato Cina e Stati Uniti. Conseguenze molto reali del sorpasso che non c’è, il professor Sergio Romano fa delle affermazioni che mi lasciano perplesso e non posso addebitarle ad una sua scarsa conoscenza della storia.
Comincio da dove reputo che Romano abbia ragione, ovvero dove sostiene che sia ingannevole confrontare realtà disomogenee (che egli definisce eterogenee) e purtuttavia, ciò non gli impedisce di operare comunque il confronto. Ha ragione, inoltre, nel sostenere che il reddito pro-capite di americani e cinesi sia diverso e chiaramente a favore dei primi. Tuttavia, ed è il primo punto che il professore dovrebbe rivedere, la differenza di reddito ha a che fare con l’enorme quantità di debito presente nel reddito americano, di cui la Cina è (ancora lontana) sprovvista e di cui ci siamo ben accorti dal settembre 2008!
Ma procediamo. Cito alcuni passaggi:
[…] E’ vero che fra il 2011 e il 2014 la Cina ha registrato una crescita pari al 24% mentre gli Stati Uniti sono cresciuti del 7%. Ma converrebbe tenere presente che il tasso di crescita del colosso cinese dipende dalle condizioni economiche in cui versava il paese quando Deng Xiaoping dette il via alle sue riforme. Non è possibile che il ritmo di crescita di un mercato interno come quello degli Stati Uniti sia meccanicamente comparabile con quello di un Paese che emerge da un lungo sottosviluppo”.
Questo è uno dei cliché di cui si nutrono la pubblicistica e la politica occidentali, affermando che la Cina, prima dell’apertura al mercato non esistesse come paese! Ma la categoria di sottosviluppo è, appunto, una costruzione tutta occidentale: vorrei vedere, visto che la causa di quel sottosviluppo è stato il nostro colonialismo unito a quello, forse peggiore, del Giappone! Ma, forse, il Professore non sa che fino a circa 250 anni fa le economie di Cina e India rappresentavano il 70% del commercio mondiale? E che fu proprio il capitalismo e la rivoluzione industriale nata in Inghilterra, a compromettere quel primato?
Sulle rimanenti congetture intorno ad Obama, i suoi problemi interni, non mi pronuncio poiché sono delle congetture più o meno affascinanti e verosimili, ma pur sempre tali. Ma la cosa più grave è l’impossibile attribuzione, al Professor Romano, di una qualsivoglia tipologia di ignoranza storica e, quindi, il dover ripiegare, da parte mia, nell’ambito della consapevole scelta politica. Faziosa.
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