Punto della situazione 4. È la conferma che siamo finiti!

Beppe Grillo
Beppe Grillo

Questo post l’ho scritto sabato scorso. Non sapevo se e quando pubblicarlo. Le mie previsioni erano tuttavia abbastanza azzeccate e quindi non mi resta che pubblicarlo. Sono contro Grillo e il suo modo di affrontare temi seri a spizzichi e bocconi come usa fare lui e penso che votarlo sia stata una grande boiata. Egli rappresenta chiaramente il vicolo cieco intrapreso dalla società italiana come risultante di questi ultimi decenni di vita sociale e politica. Non è colpa della classe politica, è colpa degli italiani che l’hanno delegata e che adesso vogliono ripulire la loro falsa coscienza spedendo a casa coloro da cui per anni aspettavano lavoro, prebende, raccomandazioni. E da cui si attendono ancora qualcosa: il risultato di Berlusconi è abbastanza eloquente, soprattutto se lo colleghiamo alle regioni in cui ha fatto meglio.

La classe politica avrebbe dovuto elargire di più. Gli italiani non sono soddisfatti dei risultati e quindi si vendicano. La politica non è clientelismo. E’ impegno per un obiettivo da raggiungere, per realizzare la propria visione del mondo. Possibilmente per migliorarlo. Appunto; per anni la visione degli italiani è stata quella “del posto al sole” (si, più o meno quello mussoliniano, tolti i rischi di quel periodo), di cavarsela a spese degli altri, del mercato che funziona meglio dello Stato, del (cosiddetto) fallimento delle ideologie, meno di quella del danaro facile.

In questo casino in cui vince chi ha delle risposte facili e qualunquiste nessuno parla di declino dell’Occidente, dello sfascio strutturale della nostra economia. Chiunque salga al governo con dei riferimenti culturali identici a quelli che si sono dimostrati fallimentari (quelli liberisti) non risolverà questi problemi perché è troppo tardi ormai. La maggioranza degli italiani ha dei problemi culturali e non può vedere troppo più in là del proprio naso. Non basta mandare a casa la gente, bisogna far ripartire la produzione ed il commercio di un’intera nazione e ciò si può fare solo se chi guida il paese ha il governo della cosa pubblica. Nemmeno i grillini lo vogliono avere questo governo della cosa pubblica ed invece di investire produttivamente i soldi che ricevono li buttano in cazzate. Tutto questo nel momento in cui la popolazione imprenditoriale italiana si sta riducendo pericolosamente, mentre la base produttiva si restringe producendo un effetto a catena negativo sulla possibilità di ricostruire l’Italia, mentre le attività produttive o distributive che chiudono sono un danno enorme per lo Stato che vede limitarsi il gettito fiscale, mentre di conseguenza il numero dei disoccupati cresce giorno per giorno.

Quindi, siamo passati da un monopolista delle TV ad un monopolista di internet, da un miliardario-comico ad un comico-miliardario. Complimenti agli italiani e alla loro lungimiranza. Complimenti a Dario Fo che dimostra di non aver capito nulla di politica. Soprattutto dopo aver verificato che i grillini ciurlano nel manico con la storiella dei rimborsi elettorali, le cazzate grilliste di cui parlavo sopra.

Col M5S ottiene un grande risultato l’eterno (neo) fascismo italiano, quello fatto di addebiti alla “casta”, ai “politici”, agli “immigrati”, alle “élite”. Quell’eterno fascismo dove la cultura è stata espunta. Dove non esistono modelli economici seri, comparazioni e punti di riferimento, ma interviste di 5 minuti a luminari della scienza o dell’economia da cui poi si estrapolano sedicenti “programmi politici”, spesso ad insaputa degli stessi intervistati. Il programma economico del M5S si può leggere qui, riassunto da Vladimiro Giacché. Ora anche i grillini faranno parte dell’odiata casta, a pieno titolo. Vedremo che cosa diranno del Fiscal Compact firmato solo pochi mesi fa che impegna l’Italia per 20 anni di tagli draconiani. Vedremo come si porranno nei confronti della Spending Review.

Non sottovalutate poi il voto al M5S come voto antieuropeista che, tuttavia, potrà anche rimangiarsi. Syriza, che sembra una copia del M5S con un linguaggio vagamente più a sinistra, già si è rimangiata l’uscita dall’eurozona. Insomma, di motivi per essere preoccupati ce ne sono parecchi, anche senza chiamare in causa il buon De Michelis. La somiglianza tra il M5S e Syriza è piuttosto chiara, al di là delle etichette nominali che vorrebbero collocarli diversamente. I due movimenti sono invece due approcci culturali alla medesima questione e con la medesima finalità, cioè, cambiare gli effetti ma non le cause della crisi. Oggi la Grecia a quasi un anno dal boom di Syriza soffre la fame, la mancanza di lavoro e di qualsiasi prospettiva. Le bollette della luce vengono inserite nelle cartelle esattoriali e chi non paga si vede pignorato ciò che possiede. È notorio che siano stati riscoperti metodi antichi di riscaldamento, nemmeno tanto eco-compatibili. Vedremo cosa succederà qui.

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.

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