Punto della situazione 6: nuovi scenari geopolitici.

Chongqing
Chongqing, Cina.

Dunque; nel 2030 USA ed Europa rappresenteranno il 25% dell’economia mondiale, contro il 56% e rotti di oggi. La popolazione mondiale è prevista intorno agli 8,4 miliardi di persone. Il restringimento relativo della nostra economia si avrà nonostante la relativa tenuta demografica, anche grazie agli immigrati, dell’Occidente. Ad aumentare la propria popolazione saranno gli “altri”, cioè Asia e soprattutto Africa. Tuttavia, l’Asia è prevista in frenata dal punto di vista demografico, nei prossimi anni, in virtù del miglioramento delle condizioni economiche generali e di un sempre maggiore e diffuso benessere.

Il dimezzamento economico previsto da qui al 2030 non ci dice che calando il numero di abitanti dell’Occidente cala di conseguenza la ricchezza che esso produce, ma che nonostante la tenuta demografica e nonostante la frenata dell’Asia, avremo di meno. Significa che dovremo spartirci una torta sempre più esigua. Tutti gli istituti di ricerca occidentali ormai concordano sul fatto che l’innovazione tecnologica non sarà più una nostra esclusiva prerogativa e comunque non sarà sufficiente a mantenere un livello adeguato a darci il benessere del passato.

La nostra classe dirigente può anche essere consapevole della situazione, ma è del tutto insufficiente ad affrontarla. La sua subalternità ai canoni imposti da USA ed Europa è totale. Impossibile pensare che possa riuscire a ricompattare un fronte alternativo alle politiche restrittive dominanti, subendole anzi in pieno. Ciò che è fallito è il sistema economico basato sul profitto, ovvero il capitalismo.

Una via d’uscita a questa situazione, come ho già osservato, sarebbe quella di fare del nostro know how che comprende anche il classico made in Italy, un monopolio di conoscenza da scambiare con chi non ce l’ha. In particolare sostenevo in quell’articolo:

Si tratterebbe di proporre, qualora ci fosse una capacità di farlo, una via diametralmente opposta a quella degli anti-europeisti nostrani, basata solo sullo sfruttamento intensivo del lavoro operaio, sul drenaggio di risorse dalla sempre più ex-classe media e dalla svendita graduale di tutto il patrimonio nazionale. Un modello, il loro, cha ha come perno la svalutazione, ovvero la de-valorizzazione economica del paese messo all’asta.

Tuttavia, per andare ancora più sul concreto: se il Venezuela ha il petrolio, cos’hanno l’Italia e i PIIGS? Forse non molto ma potrebbero riscopire la via percorsa a suo tempo da Mattei: alleanze dirette e non sperequative con i produttori, scambio materie prime/tecnologie, forza lavoro/know-how.

Nel campo del turismo come della meccanica di precisione abbiamo qualcosa da insegnare, delle conoscenze specifiche, un modo di lavorare brevettabile. Ciò che non abbiamo è la mancanza di volontà a liberarci di una classe dirigente che ci porterà al totale fallimento in cui livelli di miseria e sfruttamento saranno sinergicamente usati per controllarci. Liberarci di questa classe dirigente significa affrontare enormi sacrifici e sostituirla con una all’altezza del compito, sapendo che, poi, dovendo ricostruire tutto, la situazione sarà ancora più difficile. Non esistono, tuttavia, altre strade praticabili.

 

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About the Author

Sergio Mauri
Blogger, autore. Perito in Sistemi Informativi Aziendali, musicista e compositore, Laurea in Discipline storiche e filosofiche. Premio speciale al Concorso Claudia Ruggeri nel 2007; terzo posto al Premio Igor Slavich nel 2020. Ha pubblicato con Terra d'Ulivi nel 2007 e nel 2011, con Hammerle Editori nel 2013 e 2014, con PGreco nel 2015 e con Historica Edizioni e Alcova Letteraria nel 2022 e Silele Edizioni (La Tela Nera) nel 2023.

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