Sono giorni in cui la calma apparente prelude ad un triste risveglio, giusto dopo Ferragosto. Finita l’estate e iniziato settembre cominceremo, a mio avviso, a sentirne delle belle. In questi giorni, sulla stampa si rincorrono articoli deliranti su presunte abolizioni dell’IMU e dell’IVA mentre, contemporaneamente, si scrive in pagine interne delle medesime testate o su altre ancora, essere riconfermate entrambe le misure.Creare il caos per governare industurbati.
Credo sia più plausibile che la riforma degli estimi catastali, fatta passare nel quasi totale silenzio ed ormai pronta per il varo, sia in grado di sostituire le altre misure, sicuramente impopolari. Il Fiscal Compact che farà naufragare l’Italia, facendola ritornare quella che era prima degli anni ’60 del secolo scorso, ovvero un paese povero, con le sue scadenze già stabilite ad iniziare da fine autunno, vedrà ulteriori tagli ed aumenti di tasse. Nello stesso tempo decine di migliaia di imprese sono in attesa di essere pagati per lavori effettuati per la pubblica amministrazione. Ovviamente c’è qualcuno che ha il coraggio di parlare di capitalismo assistito: distinguere e specificare prego, fare i nomi !
Napolitano, Monti, la classe dirigente italiana, hanno fallito. Il debito pubblico, al netto di tutte le misure finora attuate, invece di diminuire è aumentato. Un bel risultato, non c’è che dire. Dopotutto massacrare la base imponibile non può che dare questi risultati. L’immarcescibile Napolitano, già pigmalione delle Botteghe Oscure, avrà di che auto-lodarsi.
Intanto il sistema finanziario (banche) si stà più o meno celermente riprendendo tutto ciò che ha perduto in questi anni, in modo da tappare i buchi frutto di investimenti errati od obbligati dalla finanza anglo-americana. Pochi giorni fa alle tre sorelle del rating anglo-americano si è aggiunta la Dagong, agenzia del rating cinese, partecipata da europei e da italiani in particolare. Qualcosa cambierà sicuramente, allo strapotere atlantico seguirà un periodo di riequilibrio. Tuttavia anche la cinese Dagong non vede bene per l’Italia mentre, sul lungo periodo, vede proprio nebbia. Il punto è quello comune alle tre sorelle atlantiche: svalutare l’Italia per comprarla a prezzi bassi.
Tutti costi aumentano, talvolta visibilmente, più spesso nell’ombra, ma nulla lascia intendere che ci sarà una diminuzione del costo della vita per la popolazione, composta per la gran parte da classi sociali tutt’altro che abbienti e spesso monoreddito. Il PIL stà scendendo più del previsto e ciò ci ricorda che, con tutta evidenza, il problema non è solo sul lato della spesa pubblica ma anche su quello dei ricavi. Meno aziende attive, meno tasse che entrano, meno occupati che pagano Irpef e via discorrendo. I conti dello stato non possono che essere messi male.
La questione dell’evasione fiscale si è rivelata essere quello che è sempre stata: propaganda. Non è certamente il commerciante sotto casa a danneggiare l’Italia non emettendo uno scontrino da 10 €, quando le grandi imprese delocalizzano eludendo il nostro fisco o aprono conti astronomici in paradisi fiscali. Che dire poi del mancato controllo del territorio fiscale da parte degli organi dello stato, grazie al quale intere regioni, non solo meridionali, sono fuori controllo al pari di interi settori del commercio in mano ad immigrati? Manca una strategia complessiva di rilancio del paese: siamo fuori dalle bio-tecnologie e dal software, mentre arranchiamo nella meccanica e siamo messi maluccio nel tessile e nel resto del manifatturiero.
Le reazioni del corpaccione italiano sono scarse e, con queste premesse non so veramente che cosa augurarmi. Gli italiani sono stati annientati da lustri e lustri di anti-politica, dal più stupido ed inutile consumismo, massacrati nella loro più ampia ed originale cultura. Credo, tuttavia, che gran parte dei problemi del paese siano del tutto meritati e non solo per coloro che hanno collaborato direttamente alla loro creazione, ma anche per coloro che con la loro vigliacca indifferenza hanno lasciato fare. Visto che non solo la classe dirigente, ma anche le classi popolari hanno usufruito, negli anni passati, di prestiti e denaro facile, di debito pubblico slegato dalla vera produzione di beni e servizi, di lavoro non sempre cristallinamente meritato. Questi problemi nascono da lontano. Spesso li si fanno risalire agli anni ’80 ed all’enorme lievitare del debito pubblico, regalo del famoso CAF. Durante gli anni ’80 nessuno ha criticato le scelte politiche del CAF: correggetemi se sbaglio. Ci sono stati, è vero, dei distinguo, dei suggerimenti, delle ipotesi diverse, ma nemmeno il PCI criticò veramente la politica finanziaria della borghesia italiana al timone della politica tanto quanto a quello dell’economia. in seguito, saranno anche gli esecutivi guidati da Bungasconi a far lievitare, per ovvie questioni di consenso, il debito dello stato. Prebende, regali, riconoscimenti, sistemazioni e chi più ne ha più ne metta.
Perciò, credo che, qualsiasi organizzazione politica degna di questo nome deve fare i conti con queste verità e non nasconderle per pura ricerca del consenso. Non si può costruire nulla semplicemente distruggendo o criticando, ci vuole un programma, un progetto col quale attrazzarsi al cambiamento. Da questa situazione si può uscire solo attraverso un cambio totale a livello economico e politico. Alla base di tutto stà una rivoluzione di mentalità. L’Italia non ha solo bisogno di giustizia, di lavoro e di garanzie, ma soprattutto di sacrificio, abnegazione, uguaglianza dello sforzo collettivo. Poichè siamo in guerra ed in guerra, non si può più pensare alle ferie o alla bella vita.
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