In omaggio a Felix Guattari pubblico alcune sue riflessioni sul tema della socialità. Ognuno di noi può dare le proprie risposte al quesito “sei soddisfatto della tua vita?”. C’è chi pensa che sia tutta colpa delle situazioni materiali che lo circondano e chi, invece, pensa sia tutta colpa dell’incapacità umana di trovare un equilibrio spirituale tra individui, a prescindere dalle condizioni materiali di cui sopra. Sono due estremi di una visione ed in mezzo infinite sfumature ci possono essere. Tuttavia, un confronto con Guattari ci deve stare. Per prima cosa, una utile comparazione tra la nostra società e le società altre. Altre nel tempo, nello spazio o in entrambe le dimensioni.
La schizofrenia è indissociabile dal sistema capitalistico, esso stesso concepito come una prima fuga; una malattia esclusiva. In altre società, la fuga e la marginalità assumono altri aspetti. L’individuo sociale delle società cosiddette primitive non si fa rinchiudere. La prigione e l’asilo sono nozioni recenti. Lo si caccia, lo si esilia al margine del villaggio e ne muore, a meno che non si integri nel villaggio vicino. Ogni sistema ha del resto la sua malattia particolare: l’isteria delle cosiddette società primitive, le manie depressivo-paranoiche nel grande Impero… L’economia capitalista procede attraverso decodificazioni e deterritorializzazioni: ha i suoi malati estremi, cioè gli schizofrenici che si decodificano e deterritorializzano al limite, ma anche le sue estreme conseguenze, le rivoluzioni.
Poi, su ciò che è il desiderio, come motore di vitalità della collettività umana. Pertanto pieno di contraddizioni.
[…] sotto vi sono i desideri, investimenti di desideri che non si confondono con gli investimenti d’interesse e dai quali gli interessi dipendono nella loro determinazione e distribuzione: un enorme flusso, ogni sorta di flusso libidinale-inconscio che costituisce il delirio di questa società. La storia vera è la storia del desiderio. Un capitalista o un moderno tecnocrate non desiderano allo stesso modo di un mercante di schiavi o di un funzionario dell’antico impero cinese. Che le persone in una società desiderino la repressione, per gli altri e per se stesse, che vi siano sempre delle persone che vogliono rompere le palle ad altre e che abbiano la possibilità di farlo, il “diritto” di farlo, è questo che mette in luce il problema di un legame profondo tra il desiderio libidinale e la sfera sociale. Un amore “disinteressato” per la macchina oppressiva: Nietsche ha detto cose magnifiche su questo permanente trionfo degli schiavi, su come gli afflitti, gli avviliti e i deboli impongano il loro modo di vita su tutti noi. Felix Guattari
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