Da una classe dirigente impresentabile e commissariata in Europa ad intervalli intermittenti, dobbiamo pure sorbirci la politica del “capro espiatorio”.
E, una certa percentuale d’italiani, sembra pure confermarle l’alibi!
La questione immigrazione (non l’immigrazione in sé come fenomeno, bensì il suo risvolto politico) è molto semplice. Si tratta della strada scelta dalla nostra classe dirigente per coprire il proprio fallimento. Come si può altrimenti chiamare un paese che perde continuamente colpi nelle classifiche economiche e sociali, dove non c’è lavoro e la disoccupazione giovanile viaggia tra il 40 e il 50% se non un fallimento?
E, allora, ecco bella e pronta la “guerra razziale”. A pagarne il conto non saranno solo gli “stranieri”, ma anche gli italiani che si saranno fatti infinocchiare da questo specchietto per le allodole da cui usciranno con le ossa rotte.
La cosiddetta opposizione, una certa sua parte, poi, con un’indecorosa aria di sufficienza, come a dire “noi siamo moderni”, ha mollato gli argini dei valori imprescindibili ed ha accettato, sulla questione del razzismo, delle specie di compromessi.
La politica certamente è l’arte del compromesso, ma il compromesso è accettabile sulla politica e non sui valori. Ed è proprio questo l’errore fatale, compiuto per ignoranza o per calcolo, da questi signori.
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