Gli italiani hanno raggiunto un certo benessere materiale e la proprietà privata è stata un veicolo riconosciuto di questo benessere. Gli italiani non vogliono assolutamente perderlo, il benessere conquistato, poco importa come ed eventualmente a discapito di chi.
Abbiamo a che fare con una società di proprietari, anche di minuscole cose. A far raggiungere questo benessere materiale agli italiani hanno contribuito pure i comunisti, ma senza il potere politico, quindi – obiettivamente – hanno agito per rafforzare il capitale che il potere politico – attraverso i propri partiti – aveva ben saldo nelle proprie mani. Al contrario in Cina il partito è saldamente al potere e ha dato al popolo ciò che voleva e che non è molto diverso da ciò che il popolo vuole qui.
Prima lezione: le cose si fanno quando si è al potere, prima si lotta anche duramente e senza quartiere per la conquista del potere.
Perché questo comportamento del PCI? Per eseguire gli ordini di Mosca (spazio di sopravvivenza del blocco socialista), per opportunismo, per culismo di pietra. Tante cose insieme.
Tuttavia, questo è stato il tipo di italiano creato nel dopoguerra.
È evidente, quindi, che il diritto alla proprietà privata sia difeso da chiunque contro chiunque. Sotto quest’aspetto il “prima gli italiani” non vale un cazzo. Tuttavia, ognuno pensa che il prima gli italiani finisca in sé stesso. Inoltre, hanno giocato un ruolo determinante le mancate promesse di cambiamento, dalla rivoluzione al governo di “centrosinistra”. Se gli eredi del PCI vanno al governo e poi liberalizzano e privatizzano, non c’è più alcuna credibilità. E se manca l’obiettivo dell’ideale a cosa si appelleranno elettori, militanti e funzionari di partito? Alla manutenzione delle strade? Non credo sia esistenzialmente esaustivo.