Pubblico questo mio lavoro, del giugno scorso, in occasione del ritorno di attualità del cosiddetto lockdown. Già Agamben, come ripetuto in questi mesi, ha dato prova di sensibilità su questi argomenti, cercando di attirare l’attenzione degli italiani sulle contraddizioni stridenti e non supportate da dati o statistiche scientifiche riguardo le misure che il governo sta prendendo per affrontare la pandemia.
Chiaramente, sotto questo cielo, chi mette in dubbio con argomentazioni serie ciò che fa il potere (in questo caso con la p minuscola) viene attaccato e dileggiato. Perché qui non si tratta di straparlare delle minchiate di un Salvini o di una Meloni, ma di quello che dice un filosofo di una certa levatura. Per inciso, anche Cacciari ha avuto da ridire sulle misure del governo, ma non è stato attaccato così ferocemente. Forse perché è ancora interno agli schemi della politica, forse perché ha un suo peso mediatico, forse perché bene o male cerca di essere il consulente di una certa, ben delineata parte politica? Cacciari è meno facile da attaccare. Agamben non fa nemmeno più il docente. Figurarsi.
Comunque, a prescindere dalle miserie dell’Italia contemporanea, miserie preparate con cura in questi decenni di consumismo e destrutturazione culturale, i dati riportati da Agamben sono visibili a tutti e quindi, in un mondo normale, dovrebbero generare un confronto serio fatto di argomentazioni a, eventualmente, smontarne la validità.
Peraltro, nel testo che ho redatto io qualche mese fa, non solo trovate le tesi sia a favore del lockdown sia quelle contrarie, ma trovate dei dati pubblicati da enti pubblici che, tra l’altro, non sono molto diversi da quelli odierni. Sembra quasi che il virus, in questi ultimi cinque mesi, non abbia fatto molta strada. Ecco qui di seguito il mio PDF. Buona lettura: