[Ultimo aggiornamento 07/08/2024]
Ho perso la pazienza quando ho visto le opere esposte alla Art Los Angeles Contemporary. È, naturalmente, un vecchio problema quello dello smacco prodotto dall’arte contemporanea (per meglio dire, di un certo tipo di arte contemporanea che si compiace nell’auto-definirsi tale) nei confronti dell’osservatore, non solo quando costui/costei sia un profano, ma anche quando costui/costei abbiano l’occhio ed il cervello esercitati.
Non voglio nemmeno addentrarmi a considerare i lavori di Samara Golden o di Matthew Stone, mi basta vedere quelli di Eddie Martinez e Brian Kennon. In quest’ultimo caso non posso nemmeno accettare si tratti di onesto artigianato. Non lo è. La pubblicità di una rivista incorniciata è una stronzata e basta dire che non aggiunge nulla alla nostra consapevolezza né, tantomeno, alla storia dell’arte. Appena cliccata la pagina e dopo aver letto l’introduzione ho visto il lavoro di Martinez. Discutibile, ma almeno un minimo progettato e faticato. La pubblicità incorniciata è inaccettabile, ma ha l’unico pregio, se così si può dire, di svelare il senso di ciò che talvolta può essere il sistema dell’arte contemporanea: un gioco di società per ricchi che non hanno nulla di meglio da fare.
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