di Sergio Mauri
In questo articolo dal titolo impegnativo non tratterò certamente in modo esaustivo l’argomento, il cui peso maggiore sarebbe quello dei collegamenti tra la sovranità e la democrazia, che in primo luogo potrebbe essere letta, quest’ultima, come una forma di realizzazione della sovranità, nella fattispecie di quella popolare. Farò invece, più utilmente alcuni esempi concreti e storicamente verificabili, nonché vicini a noi nel tempo, per poi trarre – ognuno di noi – gli insegnamenti del caso, per come pensa sia giusto fare. I nostri media, quando si parla di Ucraina e della guerra in corso, non fanno comparazioni con altri casi (simili) occorsi in questi anni, spesso obnubilati.
Iniziamo brevemente con l’Ucraina e la questione indipendenza o autonomia del Donbas. Il punto, quindi, è l’opposizione unità nazionale/indipendenza. Nel caso specifico le reazioni politiche di casa nostra sono state: sinistra “responsabile” contro l’indipendenza del Donbas; sinistra radicale contro (a parte qualche infinitesima esperienza); destra a tutti i livelli contro, eccettuate alcune frange (forse) coerenti con il nazionalismo che le anima.
Il caso ucraino possiamo utilmente paragonarlo a quello catalano; come la mettiamo – infatti – con il non riconoscimento del referendum catalano e con la messa fuori legge del presidente Puigdemont? Qui il mainstream era tutto a favore del governo spagnolo e contro, con varia articolazione di toni, all’autodeterminazione catalana. Dunque, sinistra responsabile contro l’indipendenza della Catalogna, sinistra radicale a favore, destra (coerentemente) contro. Il messaggio è: all’interno del fronte occidentale non è permesso ciò che all’esterno è, in taluni, opportuni casi, possibile. Anche perché ogni cambiamento potrebbe metter in moto spiacevoli recriminazioni a catena e a cascata.
Passiamo ora al caso scozzese. Ora, la Scozia gode di una sorta di autonomia sullo stile delle nostre regioni a statuto speciale. Nel referendum del 2014 vinse il no all’indipendenza, mentre è stato richiesto un nuovo referendum per il 2023. Anche qui, il mainstream non ha strepitato a favore del distacco della Scozia, commentando con un certo distacco il tutto, mentre da parte dei politici il silenzio è stato praticamente assoluto.
Il caso più pesante, per alcuni scandaloso, è quello del Kosovo, autoproclamatosi indipendente il 17/02/2008. Una indipendenza non riconosciuta dalla Serbia, di cui era regione autonoma, che lo considera integrante per motivi storici, politici.
Lasciamo da parte gli interessi e le spinte occidentali in senso antiserbo, lasciamo pure da parte la presenza in loco di Camp Bondsteel, lasciamo ancora perdere tutte le questioni che riguardano l’UCK e la sua natura, lasciamo perdere i problemi del premier Haradinaj che ha rassegnato le dimissioni a causa di indagini a suo carico per crimini di guerra. Senza poi dimenticare che la Serbia fu bombardata dalla NATO per delle fosse comuni mai trovate. Ciò che conta è: come mai si può fare in Kosovo ciò che in Crimea è Donbas è proibito?
In conclusione, sovranità e democrazia vengono usate più che operate e vissute dai popoli e dalle superpotenze che orientano i loro e altrui popoli per raggiungere degli obiettivi politici che siano in linea con gli enormi interessi in gioco. Anche la sovranità e la democrazia seguono i dettami della legge del più forte.