“Barbara Bertozzi Castelli sta esibendo gli specchi dipinti di Lichtenstein e delle ombre dipinte di Warhol. Una combinazione molto interessante. Entrambi gli artisti tentarono di usare la propria pittura figurativa per dipingere qualcosa che non ha forma. Ombre e specchi sono essenzialmente non dipingibili. Una connessione ed una mostra molto interessanti.”
Fin qui ciò che dice Adam Lindemann (uno dei due maggiori collezionisti mondiali di arte contemporanea, attualmente viventi) intorno alla mostra.
Leo Castelli è stato un grande gallerista di origini triestine. Personalmente lo considero grande nonostante non condivida tutte le sue “scoperte”. Ciò che più mi è rimasto impresso è stato il giudizio velenoso sul suo operato dato proprio da Lindemann. Mentre su Warhol, non posso dimenticare l’opinione che ne aveva uno dei maggiori critici viventi che io stimo molto per la sua indipendenza di pensiero quale è stato ed è tuttora, nel mondo dell’arte che parla inglese, Robert Hughes. Hughes diceva che Warhol non era per niente interessante (lo definì come una delle più stupide persone incontrate nella sua vita) e il suo lavoro fosse del tutto iper-valutato. Perché? Perché si trattava di ripetizioni e ripetizioni e, dopotutto, egli non aveva nulla da dire.
Collegamenti: http://www.adamlindemann.com/mirrors-and-shadows-at-castelli-gallery/, http://flaconobis.tumblr.com/
Be the first to comment on "Specchi ed ombre alla Galleria Castelli di New York."