Bonhoeffer è un rampollo dell’alta borghesia tedesca. Fonda con altri pastori la “chiesa confessante” in alternativa e opposizione alla ufficialità della Chiesa evangelica che si era compromessa col nazismo. Finisce in vari lager: Buchenwald e Flossemburg. A Flossemburg viene impiccato il 9 aprile 1945.
Nei 2 anni di internamento scopre l’assenza del Dio delle religioni. In una serie di “lettere dal lager” scritte ad un amico delinea una sorta di teologia della fede non-religiosa. Dio, secondo Bonhoeffer, non è affatto onnipotente: è impotente e debole come noi. Dobbiamo quindi prendere coscienza di dover vivere nel mondo “come se Dio non ci fosse”. La secolarizzazione non è una perdita, ma un arricchimento. Fare a meno di Dio nelle relazioni sociali e nella politica è il raggiungimento della maturità dell’esistenza umana e la condizione per l’assunzione piena della responsabilità.
Il Cristianesimo dovrà diventare una non-religione, come era all’inizio. Noi siamo stati educati a cercare un Padre nostro che sta nei cieli, un Dio onnipotente su cui scaricare la nostra limitatezza, impotenza e irresponsabilità. Grandi masse umane sono indotte a guardare in alto per cercare Dio. Gridano la loro sofferenza verso il cielo ed evitano così di indirizzare il loro grido verso la terra. Qui sta una grande radice di indifferenza, di non-ascolto e quindi di stabilizzazione della violenza. In sostanza, non voleva dire proprio questo chi ha parlato di religione-oppio dei popoli?
In realtà le orecchie di Dio siamo noi. A noi giunge il grido di ogni Abele e a noi spetta tutta la responsabilità di rispondere. Noi siamo le orecchie e le mani e il cuore di Dio. Questo è il messaggio di tutti i profeti, messaggio originario che le religioni hanno deformato e piegato ad interessi di parte.
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