Molte critiche vengono mosse al nénéismo, prima fra tutte, appunto, quella di non volersi schierare. Parlo in particolare del conflitto siriano, un esempio in piccolo di guerra mondiale, con attori vari, da alcune potenze occidentali alla Russia all’Iran all’ISIS, sponsorizzato lautamente dalle petromonarchie del Golfo. Io non so se sono un nénéista, tuttavia una cosa l’ho capita: il nénéismo è la conditio sine qua non affinché un movimento dei lavoratori possa sorgere, non dico svilupparsi. Che poi il suo sorgere sarebbe un chiaro antidoto ai venti di guerra. Un’alternativa allo schierarsi al seguito di uno dei belligeranti in campo, uno schema secondo il quale i lavoratori devono sempre seguire i propri padroni, anche se questa parola ha perso parte della sua scientificità.
La cosa più singolare di questo conflitto è che tutti coloro che in Occidente fanno dei commenti politici sullo stesso, sia che tifino Occidente contro ISIS o Russia/Iran contro ISIS, sono – per l’appunto – contro l’ISIS, ponendosi – quindi – dalla stessa parte della barricata, pur dichiarando il contrario. Le petromonarchie del Golfo, ovviamente, stanno dalla parte dell’ISIS e nemmeno tanto velatamente.
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