di Sergio Mauri
Ripercorriamo le più importanti tappe del conflitto sotto il profilo politico-diplomatico.
Autunno 2021: le truppe russe minacciano i confini ucraini; Francia e Germania si pongono inizialmente per una soluzione di pace, i membri della NATO deliberano una risposta appropriata.
Dicembre 2021: proposte di Putin per un nuovo patto di sicurezza nell’Europa orientale. Summit virtuale Biden-Putin.
Gennaio 2022: richiesta di ratifica degli Accordi di Minsk II da parte di Putin. Johnson chiama Putin e reitera il diritto inalienabile dell’Ucraina a unirsi alla NATO. Colloqui in extremis, senza esito, per evitare il conflitto, a Ginevra e Bruxelles.
Febbraio 2022: invio del ministro degli esteri Truss con minacce al ministro della difesa russo di sanzioni economiche pesanti.
Marzo 2022: negazione di un qualsiasi tipo di sfera d’influenza russa. Ipotetico piano di neutralità tra Russia e Ucraina composto da 15 punti e Putin pronto a parlare.
Aprile 2022: Johnson vola a sorpresa a Kiev negando alcun accordo di pace da parte britannica, pressioni su Zelensky per bloccare il negoziato. Tre giorni dopo Zelensky informa i giornalisti che i negoziati sono finiti. Ricordiamo che, nel 20119, Zelensky corse come candidato pacifista, promettendo la fine delle ostilità in Donbas, ricevendo un impressionante consenso. Tuttavia Zelensky fallisce in questo proposito anche grazie alla marginalizzazione della sinistra ucraina (forse non solo di quella).
Maggio 2022: secondo la Ukrainska Pravda, l’Occidente (per bocca di Johnson) ha iniziato a considerare Putin più debole del previsto, quindi pressabile. Qualcuno parla di benefici economici con la conquista russa dell’Ucraina. L’Ucraina nella NATO però è sempre stata la linea rossa di Mosca.
Giugno 2022: ribadita la posizione massimalista di Washington.
Luglio 2022: ribadita l’unità storica di Russia e Ucraina.
Settembre 2022: richiami in seno alla Russia a mettere da parte il malcontento interno. Mobilitazione parziale in Russia; nello stesso giorno Liz Truss vuole un incremento degli aiuti militari all’Ucraina. Quindi, altri 2,3 miliardi di sterline in aiuti militari e richiesta di nuove sanzioni per spingere la Russia fuori dall’Ucraina, nonché ritardare i colloqui di pace. Nel Regno Unito si addensano nubi sui costi della guerra. La narrazione favorevole alla guerra ha ulteriori forze nel Regno Unito, soprattutto dopo la controffensiva a nord est. Dunque; la vittoria dell’Ucraina è l’unico modo per fermare il bagno di sangue. Una dottrina, questa, dall’improbabile realizzabilità, ma che ci può condurre alla Terza guerra mondiale. I successi ucraini non sono completi, ma solo nelle zone di minore presenza e importanza per i russi, mentre l’ultimazione di questo piano sarà molto più complesso e sarà improbabile riavere l’intero Donbas sotto il controllo ucraino. Stesso discorso per la Crimea. Liz Truss sa che opporsi alla pace provocherà più morte e distruzione, ma punta alla rivitalizzazione della “special relationship” con gli Stati Uniti, all’indebolimento dell’influenza globale della Russia, e a mandare un messaggio all’antagonista cinese.