di Sergio Mauri
Riuscire a inquadrare senza ombra di dubbio e senza incorrere in aporie o ambiguità il pensiero di Heidegger è molto complesso. Egli stesso produce un pensiero che tende, pur non riuscendoci sempre, a uscire dal “già visto” e da una certa comfort zone filosofica, sostanzialmente quella della contraddizione. E in questo tendere, esplora, indaga ambiti a cui è complicato applicare una classificazione che può essere opera solo di un tempo di decantazione, anche lungo, dopo riflessioni, sperimentazioni e generali messe in discussione dei risultati ottenuti. Il linguaggio heideggeriano stesso, nel suo lato innovativo e creativo, non facilita il compito. Superare il linguaggio della metafisica e dell’ontologia facendo esplodere quel peculiare modo di esprimersi genera un certo spaesamento, tanto per usare un termine caro allo stesso Heidegger. Tuttavia, vediamo di mettere qui in fila alcuni dei temi heideggeriani più interessanti, ma al tempo stesso più controversi.
1. Ebraismo e declino dell’Occidente
2. Dimenticanza dell’essere
3. Tecnicizzazione del reale
4. Riduzione di ogni cosa a objectum
5. Ontificazione
6. La scienza della storia è declino
7. Tutte le filosofie di tipo argomentativo/dimostrativo sono declino
In alcuni punti possiamo vedere la diretta influenza di Nietzsche. In altri l’influenza indiretta di Herder che, sebbene poco esplicitata, è pur presente. E poi quella di Husserl, il quale è consapevole del difetto delle scienze che danno priorità al dato obiettivo; Husserl si chiede se le scienze continuino ad avere validità capendo il senso dell’operazione scientifica in particolare rispetto alla domanda “Cosa significa ciò che portano alla luce?” [le scienze].
Nei Quaderni neri Heidegger condanna la scienza. Il suo canone interpretativo è mutuato da Herder, in particolare nella valutazione della storia dei popoli-nazione. Il suo procedere elimina tutte le questioni di metodo e i criteri di metodo in nome di una superiore radicalità.