di Sergio Mauri
Putin, nel suo discorso alla Duma, ha detto parecchie verità sull’Occidente, cose in parte risapute in parte no. Ne dimentica altre che riguardano l’URSS, ma mi accontento. Vorrei provare a fare un ragionamento.
Yalta è tramontata, la Russia dopo la fine dell’URSS, ha puntato sulle armi, la Cina sull’economia. Continuo a pensare in una maggiore intelligenza della seconda. Per quanto riguarda la Russia, ancora, sembra che l’obiettivo di Putin, sia per fini interni che internazionali, sia quello di ridare lustro alla Russia. La potenza militare, ricostruita comunque in questi anni lo dimostra.
Inoltre, comincio a vederla come segue.
Putin vuole sedersi a un tavolo con Stati Uniti e Cina per definire una nuova Yalta. Ecco perché è “caduto” nella trappola ucraina. Qualche mese fa mi chiedevo come si fosse fatto trascinare nella trappola ucraina, oggi ho questa possibile risposta. In alternativa, non conterebbe nulla. Troppo rischioso non contare nulla essendo a capo di un paese come il suo. Dopo tutto, anche negli USA ci sono forze che puntano a questo, visto l’indebolimento cui sono sottoposti. Per farlo, Putin e Zelensky con l’appoggio dei rispettivi accoliti, non si esimono dal far ammazzare un po’ dei loro, come nelle migliori tradizioni.
Visto che la guerra è un epifenomeno nel contesto della vita di un modo di produzione, capitalistico, che genera solo problemi e per salvarsi in quanto leadership a livello internazionale, una sorta di governo mondiale del sistema è all’orizzonte (opzione non a caso molto caldeggiata dai cinesi), le cui premesse (contradditorie) sono nel tentativo di governare il cambiamento climatico, problema anche peggiore, in prospettiva, col quale ci stiamo già confrontando e che ci costerà molto in termini socio-economici, della guerra e a cui la guerra stessa contribuisce. La via al Leviatano mondiale è aperta; le premesse ci sono, controllo tecnologico in primis; salvare il capitale da se stesso è fondamentale; Green economy, sostenibilità, eccetera, ne sono i fattori di sostegno. L’esperienza del Covid19 ha fornito molto materiale su cui lavorare alla leadership di tutto il mondo: il covid non era possibile evitarlo, ma si è scelto di affrontarlo in un modo piuttosto che in un altro, il che ha dato i suoi frutti. Di fatto ha rappresentato una modalità (contradditoria anch’essa) di governo mondiale del fenomeno. In vista di successivi fenomeni problematici.
Se vince questa prospettiva di governo mondiale, ogni alternativa politica è rimandata al prossimo millennio, con tutto ciò che ne consegue. Sempre se ci arriviamo.