di Sergio Mauri
Il Foscolo è il primo carattere romantico che appare nella storia della letteratura italiana, appassionato, ricco di vizi e di virtù, com’egli stesso si definisce nel sonetto-autoritratto.
Due elementi spiccano nella sua personalità: il primo è un immediato abbandono agli impulsi del sentimento; il secondo in contrasto con il primo è l’esigenza di un ordine, di un’armonia interiore.
Il Foscolo nella sua concezione del mondo e della vita, segue le dottrine materialistiche secondo le quali il mondo è fatto di materia sottoposta ad una continua trasformazione da leggi meccaniche senza un fine ideale.
Alla stessa legge di dissolvimento della materia è soggetto l’uomo, perciò compiuto il suo ciclo biologico si disgrega ed egli si annulla completamente come individuo. In tutto ciò il Foscolo riscopre un motivo di pessimismo che gli dà una visione materialistica della realtà che lo porta a considerare l’uomo prigioniero della materia. La ragione diventa un dono malefico della natura che ci rende coscienti di tutte le nostre calamità.
Tuttavia, il Foscolo, trova la forza di reagire al pessimismo creandosi nuovi valori che i filosofi materialistici chiamano illusioni, il poeta le ritiene necessarie a sé e agli altri perché danno uno scopo all’esistenza.
Tra le illusioni del Foscolo, quella più grande è la gloria, l’ansia di lasciare il segno del nostro passaggio e far si che la nostra vita non sia stata inutile.
Avendo perso la fede cristiana nell’immortalità dell’anima, vede nell’illusione della gloria il mezzo di sopravvivenza che tramanda nella poesia. Non è immortale l’anima dell’uomo, ma sono immortali le sue azioni.
Nonostante ciò, la fede nelle illusioni non gli diede una serenità stabile perché essendo ancorato a dei sentimenti umani e terreni era soggetto agli entusiasmi e scoraggiamenti del momento.
Le illusioni furono per il Foscolo la consapevolezza dei limiti umani su cui incombeva sempre la minaccia della morte.