di Sergio Mauri
Ecco un libro di grande interesse e di vecchia data, ma assolutamente non superato, dello studioso inglese Benjamin Farrington (1891-1974). Benjamin Ferrington, in Lavoro intellettuale e lavoro manuale nell’antica Grecia, nella Collana “Universale Economica” 173, Serie Storia e Filosofia, volume LIII, prefazione di Valentino Gerratana, 1953, parte dalla domanda del perché non ci sia stato sviluppo tecnologico nell’antica Grecia. Questo quesito si ricollega, anche, alla questione della “pausa” di molti secoli, in campo scientifico sia teoretico sia pratico, da dopo il periodo dell’interesse per la scienza degli antichi (soprattutto greci) al XVI secolo circa. Ora, noi potremmo scomodare anche il cristianesimo che sappiamo aver frenato lo sviluppo di una scienza “moderna” e il crollo dell’Impero romano che ha certamente dissolto una continuità culturale agganciata anche alla ricerca scientifica. Farrington da la sua spiegazione e dice che, siccome il commercio degli ioni e il mercantilismo si nutrivano anche di un’economia schiavista, allora la parte teoretica venne sviluppata, ma la parte tecnologico-sperimentale no, perché chi poteva fare esperimenti era lo schiavo, quindi era separato dalla riflessione teorica, per cui niente sviluppo tecnologico. Qui si blocca tutto e si blocca ben prima del cristianesimo e del pieno fiorire dell’Impero romano. Un libro da leggere, da gustare e col quale riflettere su un percorso di oltre duemila anni, da allora a oggi.