di Sergio Mauri
Saussure ha definito il segno linguistico un’entità essenzialmente arbitraria. Il concetto a cui rimanda (il significato), non ha nessun legame originario e naturale con la forma concreta, l’espressione destinata a rendere l’idea comunicabile (significante). Né tantomeno il significato dell’espressione è collegato al trascendente o al naturale, ma, così come l’espressione visibile o udibile che la rappresenta, ha un valore puramente convenzionale (storico) e utilitaristico (sociale). Questa “doppia arbitrarietà” fa sì che nulla di originariamente metafisico o naturale sia inerente al segno e, quindi, ciò che determina il suo utilizzo è esclusivamente il suo valore immanente, mondano.
L’identità di un segno non è data dalla materialità degli elementi stessi, ma dalle relazioni che essi intrattengono con gli altri elementi del sistema, dalle posizioni che ricoprono, dalle differenze che li caratterizzano: l’identità è data dal valore. Differenza e opposizione definiscono l’identità e il valore di un segno.
Saussure definisce l’identità dell’unità come lo «scarto differenziale» che emerge dal confronto tra l’unità e gli altri elementi del sistema. A definire l’identità di un oggetto, quindi, sarebbe ciò che rimane dopo che si sono escluse le proprietà comuni agli altri oggetti dello stesso sistema. Due segni possono essere identici nonostante il loro aspetto materiale differisca: ciò che conta è il loro valore, cioè le relazioni che intrattengono con gli altri segni nei loro aspetti oppositivi e differenziali. Si pensi alla figura del cavallo nel gioco degli scacchi, il cui valore equivale alla sua funzione nel sistema del gioco (non dal suo aspetto materiale).
Il metodo strutturalista non studia le singole unità linguistiche, ma il sistema dal quale dipende il loro valore. Il valore è un’entità differenziale, oppositiva, relazionale, negativa. Il significato di “rosso” è delimitato da quello di concetti limitrofi, come “arancione”, “giallo”, “viola”, “amaranto”. Il significante /mani/ è distinto da quello di /pani/, grazie all’opposizione tra /m/ e /p/.
La lingua è un SISTEMA DI VALORI, cioè un sistema basato sulle relazioni che gli elementi che lo compongono intrattengono tra di essi. Il valore di un segno linguistico è dato dalla sua posizione rispetto agli altri elementi del sistema.
La lingua è un sistema di valori puri che è dato, non dalle entità singole poi combinate tra loro, ma dalle differenze tra queste entità che le costituiscono in quanto tali:
◦ da un lato, non c’è alcuna motivazione per cui un certo significante si associ a un certo significato per costituire un segno (arbitrarietà);
◦ dall’altro, questa associazione è possibile se e solo se si inserisce all’interno di un sistema che lega tutti i segni tra loro e, più in particolare, tutti i significanti tra loro e tutti i significati tra loro (valore/identità).