Goffredo Fofi parlava della distinzione che fece Pasolini tra progresso e sviluppo. Parla del grande errore di non aver capito, 50 anni fa, che si stava andando verso uno sviluppo dissennato che nulla aveva a spartire col progresso. Il progresso non è quello di dare un’automobile a tutti e la possibilità per tutti di indebitarsi per comprare i beni di consumo che interessano. Il progresso non è quello di battersi affinché anche i cinesi possano avere una macchina a testa e diventare ottusi come noi. Il tema è attualissimo, perché anche oggi, non abbiamo le idee chiare sulla differenza fra le due cose, innescando equivoci incredibili anche a sinistra, dove si vorrebbe proporre un discorso politico sviluppista che non ha alcuna parentela col progresso, essendo fondato sullo sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente in cui vive. Il sistema è capace di integrare tutte le richieste di libertà secondo i canoni di mercato.
Visto che il nuovo tipo di potere che abbiamo di fronte in Italia (e tendenzialmente in tutto il pianeta) è esattamente il nuovo tipo di economia basato sulla produzione in scala enorme di beni superflui, e ricordando che, chi produce, produce rapporti sociali, cioè umanità, dobbiamo chiederci se è possibile e come, togliere la direzione delle nostre vite a questo sistema omologante. Va da sé che la strada è tutta da percorrere. Mi spiace per chi si è illuso che un partito al 3% o all’8% dei consensi – anche ammesso sia in buona fede – sia in grado di limitare lo strapotere di questo sistema di cui anch’esso fa parte, ma la strada è tutta da percorrere. Questo tipo di sistema ha un respiro secolare e va approfondendo la sua presa sull’umanità intera.
Be the first to comment on "Verifica dei poteri."