Leggendo dei passi di Giambattista Vico, intorno all’arte e ai suoi fondamenti, sono incappato nei suoi esercizi etimologici, esercizi attraverso i quali amava rafforzare le sue tesi.
Nell’introduzione alla Scienza Nuova Seconda (1730), Vico afferma con chiarezza che la verità poetica (base concreta di ogni arte), non deriva da “un universale astratto che la precederebbe e di cui essa sarebbe il mero rivestimento, ma è originaria, al punto che la verità appare originariamente, intrinsecamente poetica“. Le parole, i concetti, le culture, hanno tutte delle basi concrete nelle azioni, nei sentimenti, nella materialità della vita della nostra specie.
Sarebbe, allora, molto interessante andare a ritroso a scovare il significato etimologico di parole come uguaglianza e giustizia e, perché no? anche della parola bellezza, corroborando la ricerca attraverso l’integrazione di tutti quei termini che godono di una parentela, sia essa diretta che indiretta, con esse.
Sarebbe un modo innovativo ed equo di ricollegare le nostre radici, attraverso una loro ripulitura ideologica e linguistica, al futuro possibile e migliore di tutta l’umanità.
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