di Sergio Mauri
Vittorio Alfieri nasce ad Asti (1749), muore a Firenze (1803). Di famiglia nobile e di carattere altero ed individualista. Illuminista di tendenze antiassolutistiche.
Scrive il Misogallo (= odiare i francesi); un’autobiografia; Re Saul (la sua opera più importante).
Nell’uomo, Alfieri, ricercava l’aspetto eroico sul piano etico-morale. Visse a Parigi al tempo della Rivoluzione, da cui venne deluso.
In Italia, a causa dell’eredità classica, si continua a poetare mentre in Europa si sviluppa la prosa ed un genere come l’autobiografia.
Tragedia classica: Eschilo, Sofocle, Euripide (quest’ultimo anche a livello psicologico).
Saul: tragedia a sfondo biblico e morale. Tragedia in endecasillabi sciolti sapientemente spezzati, in 5 atti, incentrata sulle ultime ore di re Saul durante la guerra con i Filistei. Alfieri si mantiene sul canone aristotelico: tempo (un giorno), luogo (Gelboè), ed azione.
Spirito inquieto e viaggiatore, era disgustato dagli ambienti cortigiani europei. Legge gli illuministi, Machiavelli, Plutarco. Tornato quindi a Torino, riflette molto su di sé e sul proprio ruolo di intellettuale: i Giornali sono testimonianza di questo processo. Conosce il successo con la sua prima tragedia Cleopatra che lo illumina sulle proprie possibilità e vocazione. Si dedicò molto tenacemente al suo lavoro di intellettuale e non sopportando l’idea di dipendere da un monarca lasciò alla sorella tutti i beni e andò a vivere, con un vitalizio, in Toscana, passando per Roma, l’Alsazia e Parigi.
Temi centrali delle sue opere è il rapporto tra libertà e potere che egli arricchisce con una riflessione più ampia sull’essere umano e la società in cui vive e sui suoi sentimenti. Saul è la tragedia dove il lavoro di scavo è più profondo. Tragedia di argomento biblico tutta interiore e povera di avvenimenti esterni, nella quale il personaggio Saul è diviso tra ribellione titanica contro la divinità ed esasperata volontà di dominio in competizione con il giovane David.
Scrive anche opere di argomento morale e politico: il trattato Del principe e delle lettere. Qui sostiene che il poeta deve essere libero per poter essere banditore di verità. Inoltre egli considera la poesia come massima espressione di libertà ed eroismo. Nel Della Tirannide, giunge al punto di giustificare il tirannicidio poiché i regimi tirannici limitano la libera esplicazione della personalità. Nel Della virtù sconosciuta esalta la virtù e disdegna gli allettamenti della gloria.
Nelle Rime evidenzia il gesto agonistico e drammaticamente accentuato. Nelle Rime, che sono una sua autobiografia ideale, il riferimento di ritmo e lessico è Petrarca.
È testimone della Rivoluzione francese proprio a Parigi. Inizialmente favorevole a quegli eventi (Parigi sbastigliato) ne viene poi disgustato (Misogallo). Nelle satire e nelle commedie critica sia l’assolutismo che il servilismo delle plebi.
Nella Vita, la sua autobiografia, egli riordina i fatti importanti delle sua vita, la sua evoluzione intellettuale, morale e politica. Nell’opera traccia una figura ideale di poeta ed intellettuale di sentimenti eroici ed atteggiamenti agonistici.
Alfieri è figura complessa ed erede dell’Illuminismo. Smarrito l’ottimismo settecentesco e portate alle estreme conseguenze le idee libertarie del secolo in un’accezione radicale ed individualistica anarchica all’origine, che dopo la rivoluzione, si convertono in ideologia nazionalistica e conservatrice.
Nella poetica alfieriana si rilevano: influenze della letteratura europea (ossianica e sepolcrale) e dello Sturm und Drang. Con Alfieri irrompe nella nostra letteratura una violenza affettiva ed espressiva nuova, una tensione spirituale irriducibile al senso comune. I versi o le prose sono concentrate, spigolose, antimelodiche, antiarcadiche. La sua tragedia è priva di accessori quali il coro, di intrecci complicati, di colpi di scena o di mutamenti psicologici. Il protagonista ne è il centro.
Nell’Ottocento viene celebrato come precursore del risorgimento morale e politico italiano. Anche nel Novecento, seppure in maniera più alterna, ha ottenuto riconoscimento per la sua opera. Secondo Croce (ed altri) egli prefigura il (pre)romanticismo.