Non ricordo quando ti ho incontrato per la prima volta,
so solo che ero molto piccolo, 6 o 7 anni, giù di lì.
Da allora ti ho rivisto spesso.
Eri stato portato a me da uno dei tuoi uomini, uno di quegli uomini antichi e semplici, con le mani grandi e callose.
Tu sapevi che sarebbe successo, conoscevi il segreto della vita e l’anima dei tuoi uomini.
Potrei stendere un rapporto sulla nostra reciproca conoscenza. E allora lo faccio.
Notai – assai presto – che molti ti incensavano, anche alcuni dei tuoi nemici, ma tutti ti odiavano
con sincera doppiezza, e disprezzo, questo si!
Tu sapevi anche questo, ma non ti’importava più di tanto:
la vita era così breve e le cose da fare così tante!
Non potrei, oggi, scrivere un’ode epica su di te
come fece il poeta rivoluzionario:
i tempi sono bassi, merdosi, cinici. Dimentichi.
No, non potrei.
E infatti non lo faccio. A cent’anni dalla rivoluzione dei tuoi uomini
ciò che posso dire è: la storia stà andando ancora avanti, a passi da gigante.
La vittoria sarà nostra!
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